Agricoltura sociale. Il modello di produzione agricola fondato sui percorsi riabilitativi
Sempre più numerose le aziende che abbracciano modelli eco-compatibili legando profit e non profit
L’osservazione della società spesso porta a evidenziarne i “difetti”. Dalle mono-macchine al pendolarismo solitario, dagli interessi personali alla monetizzazione di qualunque azione o concetto, dalla sfiducia verso l’altro all’oscurità che copre il cibo, la sua produzione e la sua vendita. E nonostante il clima, è veramente interessante osservare l’affermarsi di un movimento di riscoperta e rivalutazione della tradizione, intesa come quell’insieme di pratiche quotidiane che tiene unita una società, impreziosendola delle singole differenze. Tra tanti un esempio: l’agricoltura sociale.
COS’È L’AGRICOLTURA SOCIALE? È un sistema che mette in comunicazione due settori fin ora ben distinti: la cura e la produzione. Lo fa creando momenti di inclusione e integrazione lavorativa per persone svantaggiate o socialmente escluse. È la riscoperta dell’agricoltura e della terra nelle loro funzioni di rigeneratrici universali, conciliandole con sitemi di gestione produttiva che includono, invece di escludere, partendo dalla cura della terra e delle persone per arrivare alla distribuzione alimentare sui banchi dei mercati. Ognuno, così come è sempre stato nell’agricoltura tradizionale, trova il suo ruolo, il senso di responsabilità e appartenenza a percorsi comuni e al vivere insieme, senza giudizi e tenendo conto delle preziose differenze.
LA NOVITÀ è che i collaboratori saranno regolari dipendenti, assunti come braccianti agricoli, cuochi o camerieri, addetti a questa o quella mansione. Il sistema produttivo delle numerose aziende italiane che stanno abbracciando questo tipo di agricoltura è necessariamente adattato alle esigenze, e in questo si avvicina a sistemi colturali tesi alla eco-compatibilità. Non solo: nella gestione delle diverse attività si includono attenzione e riguardo alle eventuali pratiche riabilitative specifiche necessarie. In alcuni casi il sistema sanitario locale fornisce il supporto che serve alle singole aziende, per lo più piccole aziende familiari, a sostenere queste attività.
I RISCONTRI RIABILITATIVI sembrano davvero interessanti. L’interazione con piante e animali porta con sé la cura, l’ottimismo e la proiezione verso il futuro che sono insiti nell’atto del seminare o dell’accudire un animale. Riscoprire l’alto valore relazionale del cibo crea una rete di stretta collaborazione tra produttori, dipendenti, consumatori e territorrio, e finisce per legare profit e non profit, in un percorso di comune crescita e arricchimento.
Tra i più attivi sperimentatori nel campo delle fattorie sociali, troviamo il Prof. Saverio Senni, docente di Economia dello Sviluppo presso l’Università della Tuscia, che spiega: «L’agricoltura sociale rappresenta il terreno dove imprenditori con forti motivazioni esprimono nel progetto d’impresa il loro progetto di vita, portando dentro l’economia valori altri di responsabilità, di accoglienza e di inclusione che rafforzano quei legami sociali, che si sono molto indeboliti nelle aree rurali e non solo, contribuendo così alla qualità della vita di tutta la comunità».
Si prova quindi a coniugare l’idea di business col settore dei servizi. L’agricoltura si riafferma come importante sistema di cooperazione, che unisce diverse professionalità e abilità per un obiettivo comune: incidere sulla qualità della vita dei singoli e delle comunità locali.